(ogni riferimento a luoghi, cose o persone e’ assolutamente casuale!)

20:45 atterriamo al Jomo Kenyatta Airport, Nairobi.
Siamo in transito per Lilongwe, il volo e’ per domattina, meglio trovare un posto per dormire. Francesca chiede se sia meglio fare il riconoscimento bagagli. In genere non c’e’ bisogno, ma a Nairobi e’ consuetudine. Ritiri i bagagli, ma non esci dall’aeroporto e poi li rifai imbarcare. In pratica fai il lavoro che dovrebbero fare gli addetti ai lavori, ma per sicurezza, come per quasi tutte le cose in Africa, te lo fai da solo, così sei quasi sicuro che tutto arrivi.
Non c’è bisogno di riconoscimento. Chiediamo tre volte. Stessa risposta.
Uscire con un taxi di notte per cercare un alberghetto non e’ proprio una buona idea, tanto piu’ con un computer in mano.
Un invitante insegna luminosa ci segnala ‘sleeping ‘n’ shower’, gate 4, perfetto.
Mentre percorriamo il corridoio circolare che attraversa tutti i gate, mi chiedo vicino al gate 11, come e’ possibile che l’aeroporto, tra i piu’ importanti dell’Africa, sia sempre in queste condizioni.
L’aeroporto dovrebbe essere la vetrina del Paese, non c’e’ bisogno di una costruzione hi-tech disegnata da Renzo Piano, con insegne luminose e scale roteanti, tutto a norma e senza un capello in terra. Basterebbe un luogo accogliente e soprattutto funzionale. Per esempio mi chiedo: ”potrebbe essere utile un video con gli orari dei voli in partenza ed in arrivo?”
Bhe, direi che a naso, potrebbe servire, basterebbe anche un Telefunken degli anni ’80 in bianco e nero al quale collegavo il Commodore 64 per giocare. Senza bisogno di video al plasma di ultima generazione.
Continuiamo a inoltrarci nel corridoio: gate 8, mi chiedo:
”se per caso ci fosse un orologio, anche solo uno, stonerebbe cosi’ tanto?”
Bhe, non dico uno a ogni metro, anche un cartello con scritto ”l’orologio lo trovate al gate 7, non state a cercare, ne abbiamo messo uno al gate 7. E’ un omaggio del Presidente.”
Giusto per evitare che tutti chiedano informazioni sui propri voli, insomma anche Addis Abeba e’ riuscita ad avere un aeroporto serio e non mi pare che sia tra i paesi del g8!
Il gate per imbarcarsi, qui a Nairobi lo trovi per passaparola e l’ora esatta un complicato calcolo di fusi orari.
Arriviamo al gate 4, per lo ”sleeping ‘n’ shower” si scende nel sotterraneo, quasi deserto.
Una porta a specchio, anonima, come un passaggio segreto, ci catapulta in un’altra dimensione.
Tutto in stile come sopra, al primo piano.
Solo una camerata dell’esercito ruandese o un dormitorio per malati terminali di Calcutta potrebbero definirsi meno ospitali.
Una camera per 8 ore costa 70 US$, e’ nostra anche se la cifra non si puo’ definire economica.
La camera e’ 3×2 m, non so se hanno messo prima il letto e poi costruito le pareti o prima i muri per poi incastonare il letto dall’alto.
Gli zainetti, uno sull’altro sul comodino, formano una torre pericolante.
I vestiti sopra gli zaini, i computer sotto il letto, le scarpe tra la porta ed il letto cosi’ che nessuno dall’esterno possa aprire la porta.
Comunque almeno c’è un bagno con la doccia.
Asciugamani? neanche a parlarne, per 70 US$ non si ha diritto nemmeno alla saponetta.
La doccia e’ calda, mi asciugo con una maglietta di Francesca. Stanchi ci addormentiamo fino all’alba, scadute le 8 ore.
Ore 11:00 finalmente a Lilongwe.
L’aeroporto è bellissimo, piccolo, senza aerei, solo la pista e una piccola costruzione su due piani con un bar e terrazzo per i saluti.
Siamo in Malawi!
Ritiriamo i bagagli, non tutti s’intende. Quelli che mancano sabato prossimo, forse, con il volo da Nairobi. Chissà perchè, ma se avessimo riconosciuto i bagagli…
Compriamo una scheda per il telefono cellulare, 3US$ e 6 ricariche.
Non per fare i grandiosi, ma perche’ la massima ricarica e’ 1 dollaro. Sì, ho scritto bene, non e’ un errore, 1 = uno dollaro.
Usciamo.
Una boccata d’aria africana e un taxi ci accompagnano al truck.

Nairobi Airport