13 maggio 2008

Entrare in Malawi via terra dalla Tanzania è una caduta verticale senza fine che spiazza i nostri sensi.

Da Mbeya, dopo aver affrontato le ripide salite degli altopiani, tra bananeti e piccole piantagioni di tè, in meno di 60 km scivoliamo per 2000 m sulle rive del fiume Songwe che divide naturalmente i due paesi. Finite le formalità d’uscita a Kasumulu sul confine tanzaniano, la porta d’ingresso per il Malawi porta proprio il nome del fiume: Songwe. Gli uffici in genere rimangono chiusi tra le 22:00 e le 7:00 e trascorrere la notte ‘in terra di nessuno’ non è sempre un’esperienza simpatica.L’impatto con il Malawi è un’altalena tra fascino e tristezza. Da un lato c’è il lago Malawi che si nasconde timido nella Rift Valley; tra una salita e una risaia sbuca lontano e poi si perde di nuovo per lasciare al viaggiatore il gusto della scoperta. Dall’altro lato il confronto con i ricchi mercati della Tanzania pone il Malawi come fanalino di coda dei paesi più poveri del mondo. Il riso coltivato sui bordi della strada ed il pesce del lago sono la dieta ferrea e costante di queste popolazioni che vivono al limite di una sopravvivenza dettata esclusivamente dalle stagioni. Vacche e capre sono legate ai bordi della strada per impedire che le poche macchine in circolazione, sfrecciando, le abbattano come birilli e impediscano alle famiglie di integrare con del latte la povera alimentazione.La prima cittadina che incontriamo sul nostro percorso è Karonga, che dà il nome al distretto nord del paese ed è un ottimo luogo dove far rifornimento di carburante, viveri e cambiare in Kwacha gli euro o i dollari. Una interessante iniziativa è il CMCK Cultural & Museum Centre Karonga che ripercorre 240 milioni d’anni del Malawi in un interessante percorso didattico per preservare così la cultura e le tradizioni di questo raro sito storico. Percorsi 43 km il lago Malawi vi esplode in tutta la sua bellezza nel villaggio di Ngara. Una minuta baia sembra essere costruita naturalmente dall’imponenza del lago per accoglierci sulle sue rive. Sulla spiaggia decine di piccole imbarcazioni giacciono stanche dopo aver affrontato infinite battute di pesca. Le capanne, i pescatori, le donne ed i bambini ci regalano uno scorcio d’Africa che difficilmente si può scordare. Attraversato il fiume North Rumphi, la strada si inerpica ancora sulle montagne lasciando alle spalle i colori del lago ed un panorama da cartolina. Camion affatticati, qualche babbuino e le solite buche create dalle piogge ci fanno compagnia in questa salita. La strada sembra intagliata su queste montagne e in un attimo siamo a 1400 m. Il fiume South Rukuru ci guida e sarà sempre la nostra certezza sul lato est del cammino. Nella stagione delle piogge o anche solo in quella umida è in piena; arrabbiato abbatte tutto ciò che incontra e con un solo obbiettivo: tuffarsi con foga nel lago Malawi. I piccoli villaggetti timidi e impauriti rimangono ben distanti dal suo corso e non si fanno ingannare neanche nella stagione secca. Da gennaio le coltivazioni di tabacco iniziano a prendere posto accanto a quelle di mais e le loro foglie di un verde più intenso contrastano evidenti sul nostro cammino. Ogni tanto si notano all’ombra di qualche spoglio capanno che le raccoglie stese a seccare per poi essere vendute a Lilongwe.Finita la lunga salita, la strada si snerva su un lungo altopiano tra i 1000 ed i 1200 m. e anche il fiume Rukuru sembra rilassarsi accanto a noi.Pochi km e siamo a Rumphi, piccola cittadina appoggiata ai piedi dei Nyika Plateau, un piccolo ristorante sulla strada principale ci accoglie con il famoso caffè di Mzuzu e con delle sorprendenti moke italiane!

Mzuzu gode di un ottimo clima, di viali fioriti di oleandri e jacaranda e di ospitali abitanti che ci permettono di conoscere meglio cultura e tradizioni locali.La strada segna il confine tra la Kaning’ina Forest da un lato, una riserva protetta che si perde a vista d’occhio, e, dall’altro lato, una  deforestazione ormai costante e inarrestabile. Un solco doloroso ed evidente di come la crescita demografica abbia bisogno di continue risorse ed energie per autoalimentarsi abbattendo senza rimorso flora e fauna locale. Pochi km più avanti immense piantagioni di alberi della gomma producono gomma che viene esportata in tutto il mondo. Ci fermiamo per osservare meglio la curiosa estrazione e per goderci un po’ d’ombra. Flotte di ragazzini provano a venderci per pochi soldi degli strani e particolari palloni.Costruiti interamente a mano intrecciando infiniti filamenti di gomma non possono certo competere con quelli delle migliori marche, ma sono sicuramente originali e soprattutto non si trovano da nessuna altra parte del continente!

Lasciata Mzuzu, la strada continua per Nkhata Bay, una piccola cittadina sulle rive del lago Malawi. Incastonata tra le Kandoli Mountains a nord e le Bungulu Hills a sud, gode di una spettacolare posizione ed è tra i luoghi più turistici del lago Malawi insieme a Cape Maclear. Non è certo un luogo tranquillo dove trascorrere qualche giorno, ma si incontrano svariati viaggiatori con cui condividere le nostre esperienze davanti ad una buona birra. Siamo in uno dei posti più mondani del lago Malawi. Chintheche ora è un vero paradiso e non ha nulla da invidiare alle belle spiagge tropicali.Sono molto lontani i tempi di quando Chintheche era una piccola città coloniale, ma si possono osservare questi ricordi nei pochi e vecchi edifici coloniali come l’ufficio postale o la minuscola chiesa.La strada corre verso sud e la stagione migliore per viaggiare è sicuramente quella umida. A febbraio sulle colline il colore dominante è il verde, mentre le acque del lago, lungo la costa, brillano di un marrone intenso, dipinte dalla foga dei fiumi che scaricano dentro le piogge ed i detriti dalle montagne. Il contrasto con la stagione secca, quando è tutto così piatto, è incredibilmente forte e anche la fauna sembra rinascere. Dwanga ci sorprende con le sue infinite coltivazioni di canna da zucchero e una sosta per assaggiarla è obbligatoria. Una volta tagliata a pezzetti e tolta la corteccia non ci resta che morderla per succhiarne del puro succo di zucchero. Fino alla fine del 1800, Nkhotakota era tra i più grandi mercati di schiavi sul lago Malawi. Gli arabi per diverse generazioni spedirono attraverso il lago circa 20.000 schiavi all’anno fino in Tanzania a Kilwa Kivinje. Quando Livingstone nel 1861 incontrò il capo arabo locale discendente della famiglia Jumbe per convincerlo a terminare la tratta, descrisse l’area come un ammasso di ossa e putridi corpi umani. Si può ancora osservare il grande albero, un ficus, dove avvenne l’incontro, sulla strada che porta in riva al lago subito dopo l’ospedale e la missione. Il viaggio continua. La strada asfaltata non ha alcuna difficoltà e le sponde del lago ci continuano a guidare come un fedele compagno. Pochi km e la Chia Lagoon ci appare timida all’opposto del lago, la strada si infila proprio tra i due bacini d’acqua lasciando il tempo per una foto da cartolina.L’attività giornaliera è la pesca che insieme al riso nutre i migliaia di villaggi sparsi sulla costa. Per una grigliata di pesce questo è il luogo migliore per comprarlo fresco e delizioso. Lo leghiamo allo specchietto in modo che l’ombra dell’auto e l’aria costante lo mantengano fresco. La strada sale dai 560 m del livello del lago fino ai 1200 m di Lilongwe, la capitale del paese e la fine del nostro viaggio.

Il Malawi: il cuore caldo dell’Africa non può che battere dentro di noi.

Dal confine con la Tanzania a Lilongwe, in Malawi

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